Tradizioni Tuareg

Uomini, dune, cammelli. Arancio e blu. Vento, orme e sabbia.
Vivono nel deserto. Si muovono nel deserto. Li chiamano “Uomini blu”.
Mai avrei detto che la loro Carovana si spingesse fino a qui. Ma forse non vi è nulla di più naturale per questo popolo nomade dalla spiccata indole commerciale.
Abiti colorati e copricapi bianchi o blu (tagelmust), gioielli d’argento ed ebano, lunghi borselli al collo, in pelle di capra o pecora. 

Li conosco a Mestre, ma vengono da Pordenone, dove hanno stabilito una loro comunità.
Sono Tuareg. Credo possiate immaginare l’emozione nell’incontrarli. Figure epiche nel mio immaginario.

Grazie a un’iniziativa di Aisec Venezia e della ONG Bambini nel deserto, a sostegno del progetto the E.N.D. (Education in the Niger Desert), conosco Moussa Annour, uno di loro. Non sto nella pelle dalla curiosità. 

Da dove venite?

Dal Niger, nel deserto del Sahara, ma ci sono popoli nomadi anche tra Mali e Algeria.

Tuareg - Bardatura per cammelli

In effetti siamo noi a dare confini al deserto. Il deserto non ne ha…
Parallelamente mi viene istintivo chiedere scusa all’Africa, per non sapere nulla di lei, ma Moussa sta per partire e allora mi affretto con le domande.

Quali sono i vostri piatti tradizionali?

Polenta di miglio  con latte o con una salsa verde  che si fa con una pianta che cresce quando piove. La chiamiamo Abasaie.

Non trovo riscontro della correttezza del nome di questa pianta, ma Moussa mi dice che si scrive così.
La loro è una lingua berbera, anche se molti parlano francese.

Poi mangiamo burro tratto da latte di mucca, pecora o capra. E ancora pane di grano duro – Tajellah  cotto “per terra“.

Per terra?

Significa “cotto con braci poggiate a terra”. Durante il giorno si raccolgono ramoscelli di legna. La sera si fanno dei fuochi. Le braci scaldano la sabbia. Con la sabbia calda, si circonda e ricopre l’impasto. Sopra tale sabbia si pongono altre braci per cuocere lentamente il pane. Se non c’è vento in 20 – 30 minuti il pane è pronto. Se c’è vento i tempi si allungano perché la temperatura si abbassa.

Nessun frutto?

Arance, fichi, datteri e melograni, che coltiviamo in alcune oasi.

Fate anche dei dolci?

Sì. Ne facciamo uno con farina di miglio, datteri e formaggio di capra.

E cosa bevete?

Acqua, trasportata in otri, e tè verde. Molto amaro, pizzica la lingua. “Aspro come la vita”- diciamo noi. Con zucchero e qualche volta menta.

Menta? 

Cresce quando piove, la raccogliamo e la essicchiamo per aromatizzare il tè.

Il tè invece da dove viene?

Dalla Cina, lo acquistiamo durante i nostri viaggi.

Come lo preparate?

Lo cuociamo a lungo, aggiungiamo zucchero, a volte menta, lo preferiamo molto aspro. Lo mescoliamo bene. Lo versiamo poi dall’alto, sollevando e abbassando la mano. Per renderlo più saporito, e creare della schiuma in superficie. Per tradizione ne andrebbero bevuti tre bicchieri… Tuareg – Il rito del tè

Mi spieghi come funziona una Carovana?

I carovanieri sono allevatori di capre , pecore e cammelli. Si spostano per cercare pascoli e cioè oasi. Gli uomini partono, per viaggi che possono durare sei mesi. Le donne restano con i bambini e hanno quindi un ruolo sociale molto importante. Alle donne è anche affidato l’allevamento dei piccoli animali: capre e pecore, mentre gli uomini si occupano dei cammelli.

Partiamo con carne secca, miglio e arachidi che, durante il viaggio, in una prima tappa, barattiamo con datteri e sale di un altro popolo nomade. Ci spostiamo poi a Sud, al confine con la Nigeria, dove ci sono i pascoli. Qui vendiamo il sale e compriamo abiti e miglio.

E da dove arriva l’argento?

Lo compriamo da altri commercianti durante i viaggi. Ad esempio ora lo acquisto in Italia e lo porto giù per farlo lavorare. Da noi lo compriamo o barattiamo nei mercati. L’argento è lavorato dagli uomini, il cuoio dalle donne.
Gioielli Tuareg in argento ed ebano

Avete delle feste particolari?

Certo, per lo più religiose, ma anche altre. C’è il Tabaski, o festa del montone, il Milad un Nabi, per la nascita del Profeta (professiamo l’Islam). E poi il Festival Tradizionale Tuareg a Febbraio. Una delle feste più importanti è infine la Festa del Sale nel corso della quale i carovanieri portano i cammelli ad abbeverarsi in acqua molto salata che serve loro da un lato per idratarsi e dall’altro per resistere nel deserto.

E’ vero che il sale dà ritenzione idrica. Tutto ci verrebbe da fare fuorché bere acqua salata nel deserto, ma la natura sembra aver stabilito un equilibrio perfetto. La dove vi è scarsità di acqua proprio la sua salinità diventa un pregio.